Dolci con olio d'oliva
Alla scoperta del dolce della Val d’Orcia

Azienda agricola Alessandro Capitoni

Ciao amici miei, oggi parliamo di una cosa seria. Di quelle che ti entrano nel naso prima ancora che in bocca. Di dolci.



Ma non dolci qualsiasi. Oggi vi porto con me tra le colline di Montalcino, ai piedi della fortezza, per raccontarvi un pezzetto della nostra tradizione dolciaria, quella vera, quella fatta con olio extravergine d’oliva, spezie, miele, mandorle e tempo.
Perché i dolci buoni non si improvvisano: si custodiscono.

Da Marco, l’alchimista dei dolci
In questo viaggio siamo entrati nel laboratorio di Marco, che io chiamo l’alchimista dei dolci.
Un artigiano vero, uno che lavora in silenzio, con mani pulite e idee chiare. Uno che non ha bisogno di dire tutto per farsi capire. Le sue creazioni parlano da sole.

Appena entrato nel suo laboratorio, sono stato rapito dai profumi delle spezie: cannella, pimento, anice stellato… una sinfonia per il naso. Profumi forti, netti, che ti fanno capire subito una cosa: qui dentro si lavora sul serio.

Le spezie? Un legame con la storia
A Montalcino non è un caso se si usano le spezie. Qui siamo su una delle vie più importanti dell’antichità: la via del sale, e quindi anche delle spezie.

Siena, la grande potenza bancaria del passato, usava le spezie come simbolo di ricchezza. Montalcino, ultimo baluardo libero della Repubblica di Siena, ha ereditato questa cultura profumata.

E oggi, grazie a gente come Marco, la tradizione continua. E le spezie, oltre al profumo, portano dentro una memoria di libertà, commercio e resistenza.

I dolci della tradizione senese (quelli veri)


Marco prepara dolci antichi, quelli veri, che molti di noi pensano di conoscere… ma non è così.
Ricciarelli, panforte, cavallucci: certo, li trovi ovunque nei pacchi di Natale. Ma quelli industriali, diciamolo, non hanno niente a che vedere con quelli veri.

Quando ho assaggiato i ricciarelli di Marco, fatti con mandorle vere, canditi naturali, olio d’oliva e miele, mi sono sentito fregato da tutti i ricciarelli confezionati mangiati in passato.
Questi dolci non sono dolci e basta. Sono esperienza, territorio, cultura.

Olio extravergine d’oliva nei dolci?

Eccome!
Una cosa che mi ha colpito — e che mi ha fatto sentire a casa — è che molti dei dolci di Marco sono fatti con olio d’oliva. Proprio così.

Altro che burro. L’olio extravergine d’oliva, quello buono, quello nostro, dà morbidezza, profumo, pulizia al palato.

Lo troviamo nei biscotti al vino, nei ricciarelli, nel panforte più leggero… ma anche in tante ricette rivisitate che guardano avanti restando ancorate alla terra.
Il nostro olio è un ingrediente d’identità. E usarlo anche nei dolci vuol dire riconoscerne il valore fino in fondo.

I biscotti al vino e olio: semplicità che emoziona


Tra i tanti dolci assaggiati, i biscotti al vino e olio d’oliva mi hanno commosso.
Sono fatti con pochi ingredienti: farina, olio, vino, poco zucchero. Ma l’equilibrio che riescono a creare in bocca è qualcosa di raro.

Il vino — ovviamente di Montalcino — regala profumo. L’olio dà struttura. E alla fine ti ritrovi a fare la scarpetta con un dolce.
Che poi, a ben vedere, non serve tanto per far le cose buone. Serve solo farle con il cuore e con gli ingredienti giusti.

Cinque tipi di panforte (e ognuno ha una storia)
Marco ci ha raccontato che lui fa cinque tipi diversi di panforte. Sì, cinque. E ognuno ha una personalità:
• Panforte di Montalcino: senza spezie, con arancia e cedro.
• Panforte bianco: più fresco, agrumato, profumato.
• Panforte speziato: con sette spezie diverse.
• Panforte nero: con ben dodici spezie, tra cui pepe e peperoncino.
• Torta maritata: un panforte con nocciole, cioccolato fondente al 70%, coriandolo e arancia candita.

Ognuno di questi dolci racconta un pezzo di storia e un pezzo di gusto. E ognuno si sposa alla perfezione con un bicchiere di rosso o un caffè dopo pranzo.

Pane della vendemmia:

la memoria in un biscotto
Poi c’è il “pane della vendemmia”. Un dolce semplice, secco, che si portava dietro in vigna durante la raccolta dell’uva.
Un biscotto povero, fatto con mandorle, farina, olio e poco altro, che però racchiude un valore affettivo enorme.

Mio nonno portava un pezzo in tasca quando andava a lavorare tra i filari.
E oggi, quel biscotto, lo puoi ancora assaggiare. Magari con un sorso di Vin Santo e una fetta di ricordo.

Il torrone morbido allo zafferano (e al miele nostro)
Ultima chicca, ma non per importanza: il torrone morbido con mandorle tostate, miele e zafferano.

Una base di albume montato, mandorle di qualità e un tocco speciale dato dallo zafferano di Montalcino e dal miele mio. Sì, proprio il miele delle nostre api.

Questo torrone non è una caramella. È un morso di paesaggio, un piccolo lusso fatto come una volta.

La qualità parte dalla materia prima
Il segreto, ce lo ha detto chiaramente Marco, è nella materia prima.
La farina che usa non è quella comune. È una farina 0 toscana, certificata, macinata bene. Le mandorle arrivano direttamente dai produttori. Il cioccolato è fondente vero. Il miele è quello che conosciamo.

Insomma: la differenza la fa sempre chi coltiva bene, chi produce con rispetto, e chi trasforma con cura.
E allora sì, che anche un dolce può diventare qualcosa di importante.

Conclusione: profumo di spezie, memoria e verità
In questo viaggio tra i dolci di Montalcino, tra laboratori pieni di profumi e mani che impastano da generazioni, ho capito ancora una volta una cosa:
il gusto vero nasce dalla verità.

Usare l’olio buono nei dolci non è solo una scelta di cucina. È una scelta di identità. Di rispetto. Di appartenenza.

Perché alla fine, un dolce è solo un dolce. Ma se dentro ci metti memoria, territorio e amore… allora diventa una storia da raccontare.

Alla prossima, amici. E mi raccomando: se passate da queste parti, un salto da Marco lo dovete fare.

Alessandro

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